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poesie
Quando a maggio il vento
serenava
tra i rami delle acacie
madreperla
lenti s'ondulavano grovigli
di luce.
Ed era una pazzia di brividi
nell'aria.
Or mi giungeva il grido
del pavone
danzante tra i suoi cerchi
di cristallo.
Ricordo lo seguivo fino
a valle
per poi gustarne l'eco
modulata.
Sul tremolio dell'ombra
del cerfoglio
beccava il mio pulcino
e sobbalzava
al guizzo di un ramarro
ombroso.
Un alito di cielo m'avvolgeva.
Poi le follie ovattate
delle nevi.
Le policrome paci
degli arcobaleni.
I diademi dei coralli
del tramonto.
Notti di vetro appena respirate.
Un'esile voce intrisa
di silenzio
metafisici desideri
mi destava.
Nella semantica del creato
l'infinito.
E dentro la mia mente
era preghiera.
Gabriella Paoletti